Alla fine del 1800 Gaston Vuiller, in viaggio alla scoperta delle isole dimenticate, così descrisse Cagliari: «Una città d’oriente, un uccello gigantesco che pare spiccare il volo verso la Tunisia, immersa com’è nelle paludi che la circondano e nel Golfo degli Angeli». David Herbert Lawrence, dopo averla visitata nel freddo gennaio del 1921, la paragonò a un prezioso monile: «Un inaspettato gioiello d’ambra a rosetta nudo nel cuore della vasta rientranza». Una città ricca di fascino, dunque, per i viaggiatori ma anche per gli artisti, pittori, disegnatori e incisori che, a partire dai primissimi anni del Novecento, le hanno dedicato splendidi paesaggi e suggestivi scorci, nel tentativo di recuperare quel tanto di soggettività e di poesia che il freddo mezzo fotografico rischiava di cancellare per sempre. Cagliari che scompare : questo il titolo della mostra del pittore Adolfo Florjs, chiusa sabato, che a Cagliari ha voluto offrire un sentito omaggio selezionando, tra le sue opere eseguite negli ultimi vent’anni, trenta dipinti di grande formato e circa cento bozzetti che testimoniano l’amore per la città e la passione per il mestiere.
Nato a Cagliari nel 1941, dopo aver frequentato il Liceo Artistico a Cagliari e a Roma, per circa 30 anni è stato direttore artistico della galleria d’arte Piccola Barcaccia, sita nello storico quartiere di Stampace. Da quarant’anni dipinge: dapprima un timido approccio con l’acquerello, poi la tempera e infine l’olio, tecnica prediletta. Attento osservatore degli usi, dei costumi e della gestualità del popolo sardo si è rivelato un ammirato continuatore della grande stagione pittorica del Novecento, di Giuseppe Biasi, di Filippo Figari, di Carmelo Floris.
La mostra, organizzata con il patrocinio del Comune e della Provincia di Cagliari, ha potuto godere dell’incantevole scenario della chiesetta monumentale di Santa Chiara e delle omonime scalette, uno degli angoli più caratteristici della città vecchia. Così come Via del Fossario che, nel titolo e nell’inquadratura contro luce, ricorda la celebre incisione di Felice Melis Marini, o Via Canelles che, dipinta da Florjs sul filo della memoria, pare far rivive un tempo ormai lontano in cui i bambini giocavano indisturbati, seduti sui gradini dei portoni delle case. Il punto di vista muta spesso: ravvicinato là dove la figura umana contribuisce a dare forma e proporzione alla composizione pittorica, distanziato in altri casi come in Il ghetto o La Cattedrale di Cagliari dal Terrapieno in cui un’ardita prospettiva ribassata staglia l’alto profilo della Chiesa sulle dorate tonalità del cielo al tramonto. E se la città si rimira civettuola nel tranquillo specchio d’acqua del Porto e di Marina Piccola, l’atmosfera diventa, invece, più solenne nei dipinti che Adolfo Florjs ha dedicato alla Settimana Santa e alla Sagra di Sant’Efisio in cui l’abile colorista si pone a servizio della descrizione degli abiti tradizionali. Un filone, quello dei costumi, che l’artista porta avanti con grande successo, ormai da tanti anni.